Il raggiungimento di un livello di benessere capace di coinvolgere una sempre più ampia platea di cittadini dovrà quindi prevedere una capacità in capo alle amministrazioni pubbliche di leggere e mappare le singole necessità, per poi aggregarle fino ad ottenere quello che potremmo definire un sentimento comune.
Purtroppo, allo stato attuale non ci sono strumenti in grado di tracciare tali necessità ed è per questo che le Istituzioni – anche laddove lo volessero – non sono sempre in grado di soddisfare le esigenze della popolazione. Più ancora, nonostante le tecnologie lo permettano, si riscontra la colpevole assenza di strumenti capaci di ascoltare le persone, di tracciare le priorità e di favorire una definizione corale dei progetti da attuare, oltre al modo collettivo di elaborarli. Insomma, nell’era digitale e nonostante l’avvento di tecnologie che potrebbero prospettare nuove modalità di interazione finalizzata alla crescita comune mancano strumenti in grado di avviare un percorso realmente moderno e finalmente corale di gestire la Cosa Pubblica.
I vantaggi di un modo collegiale di fare le cose sarebbero considerevoli e quanto più la collettività dimostrerà di essere disponibile a una compartecipazione, attiva e proattiva, della vita pubblica, tanto più le scelte delle Istituzioni – condivise con le persone a cui sono dirette – saranno in grado di lavorare ad una crescita reale e condivisa.
La difficoltà riscontrata sul piano tecnico-informatico in fase realizzativa è stata quella di riuscire a disegnare uno strumento il più possibile user friendly, che consentisse e soprattutto incentivasse (grazie ad un’interfaccia grafica chiara e immediata) di superare la barriera psicologica che frena l’utilizzo di molte innovazioni digitali, soprattutto da parte delle persone meno giovani che incontrano difficoltà a familiarizzare con tutti gli attuali strumenti informatici. Problema non da poco, in Italia, che sta limitando l’avvento – per lo meno in forma massiva – di tutta la branca inerente alla cosiddetta Digital Trasformation. Una ritrosia che richiede, oggi più che mai, di un modo nuovo e stimolante per coniugare le modalità di interazione del mondo offline con quelle del mondo online.
Ad oggi, infatti, l’approccio al mondo digitale da parte delle persone, soprattutto anziane, resta timido, distaccato, non di rado scettico o spaventato. E, spesso, anche i giovani che avrebbero skills e attitudini molto più vicini alle logiche interattive moderne, approcciano alle nuove tecnologie più che altro per finalità ludiche e di comunicazione fra coetanei.
Il problema è quindi duplice; mancano strumenti idonei e manca una spinta forte da parte delle persone. Ma il nostro diventerà presto un “paese di vecchi” ed è quindi auspicabile che saprà trasformarsi presto in un “paese per vecchi”, capace cioè di comprendere le esigenze delle persone meno giovani anche nell’era digitale. Pertanto, i tecnici deputati a progettare interfacce grafiche non potranno esimersi dall’individuare modalità di approccio e di utilizzo delle nuove “macchine” che dovranno aiutare soprattutto i meno giovani a comprendere, prima ancora delle opportunità offerte dal mondo delle App, il modo corretto di utilizzarle.
Nella fase di progettazione di Progetti d’Italia nonostante si tratti di una piattaforma con funzionalità piuttosto evolute e complesse, l’obiettivo più sfidante è stato quello di capire come aiutare le persone di ogni età ad avvicinarsi a uno strumento molto più sofisticato di un social network, oltre – ovviamente – a finalità più importanti. Tuttavia, nonostante l’impegno a renderlo semplice e attraente si tratta pur sempre un’area di lavoro progettuale che richiede la presenza di molteplici comandi e diverse modalità di utilizzo, di iterazione e di vero e proprio lavoro on-line. Ostacoli non completamente superati, si intende. E ciò è anche dovuto al fatto che le tecnologie disponibili sette anni fa, in occasione della progettazione di Progetti d’Italia, erano meno sofisticate di quelle attuali, e questo ha complicato la progettazione.
Primario obiettivo era, e rimane, quello di favorire, sebbene con una giusta gradualità, l’avvio di un’era di collaborazione in cui le idee e le capacità di tutti trovassero modo di fondersi grazie all’avvento di metodologie collaborative e sinergiche.
Una piattaforma capace di spingere alla costruzione corale dei progetti di Innovazione Sociale che, oggi, potrebbe trovare applicazione nello sviluppo di progetti anche volti alla tutela ambientale, resi efficaci grazie ad una auspicabile collaborazione tra persone.
Tuttavia, affinché si possano verificare le sue potenzialità, dal punto di vista innanzitutto funzionale e operativo, sarebbe necessario effettuare test effettivi e realistici sul campo e questo richiede, necessariamente, una diffusione capillare sul Territorio e un utilizzo da parte di un numero sufficientemente ampio di persone (massa critica) che consentirebbe alla piattaforma di generare interazione.
Percorso difficile, allo stato attuale, poiché persiste una certa difficoltà ad individuare interlocutori interessati, innanzitutto da parte delle Istituzioni, piuttosto che una vera e propria ritrosia a cogliere le opportunità offerte dai progetti innovativi.
È quindi auspicabile che la “causa ambientale” possa favorire una crescente attenzione da parte degli addetti ai lavori che dovrebbe indurre le stesse Istituzioni a prestare una crescente attenzione, e una giusta disponibilità, riguardo a iniziative – come questa – capaci di introdurre modalità attuative nuove e potenzialmente promettenti.
Va anche detto che in Italia seguita a persistere una certa diffidenza, talvolta ostacolante, non tanto a trovare consensi su progetti o proposte, specie se innovativi, ma nel coinvolgere una classe dirigente che rimane poco incline a valutare nuovi modi di fare le cose; e questo è riscontrabile tanto in ambiti istituzionali quanto in quelli privati. Gli strumenti di contatto ormai ci sono (mail, social, piattaforme web istituzionali) e dovrebbe essere più agevole, di un tempo, riuscire a dialogare con chi è chiamato a prendere le decisioni. Ma rimane lo stesso arduo il percorso di chi abbia qualcosa di interessante da proporre.
Importante precisare che Progetti d’Italia, nonostante peculiarità che potrebbero consentire di immaginarla o di utilizzarla per misurare i consensi di una collettività presa a riferimento, non è stata progettata con l’obiettivo di assimilarla ad uno strumento di voto. È una piattaforma progettuale che presenta prerogative volte a garantire scelte corali e democratiche che consentono una condivisione – reale – delle idee e delle opinioni di tutti i Cittadini. Si discosta quindi parecchio dagli attuali principi della Democrazia Diretta, che, purtroppo, prevedono una compartecipazione dei soli “iscritti” relativamente alla sola gestione di interrogativi a risposta obbligata: Sì / No (v. Piattaforma Rousseau).