È un “salto evolutivo” impresso da un istinto primordiale, forse di sopravvivenza, che genera intuizioni e slanci creativi – casuali o pianificati – volti alla ricerca di piccole o grandi migliorie funzionali allo sviluppo. Una vera mission di progresso, quella dell’uomo, che si esprime attraverso un’incessante attività di creazione e perfezionamento di manufatti, metodologie, strumenti meccanici ed elettronici volti a migliorare il nostro vivere e a salvaguardare la nostra esistenza. E’ una ricerca incessante di nuove strade per il sostegno della nostra vita, attraverso infiniti tentativi di arricchirla, semplificarla e allungarla.
Fra le innovazioni più significative della storia recente vi è il computer; una “macchina” che ha prodotto indubbi vantaggi legati sia ad uno sgravio delle attività intellettive e sia all’enorme quantità di calcoli, anche complessi, che i computer moderni riescono ad effettuare ad una velocità insensata; spingendo la ricerca oltre ogni verosimile previsione. Hanno così accelerato una corsa al progresso, stimolata dalle innovazioni, che accelera la progettazione di nuove macchine e sempre più efficaci innovazioni. Un circolo virtuoso che imprime un’accelerazione esponenziale alla ricerca e al mondo innanzitutto digitale, dei big data e dell’intelligenza artificiale A.I..
Innovazioni tecnologiche svolgono compiti sempre più delicati a cui stiamo delegando, non senza una certa disinvoltura, processi decisionali che potrebbero portare, non fra molto, ad un avvicendamento uomo-macchina dagli esiti imprevedibili. Le nuove macchine potrebbero infatti escludere la nostra supervisione nei processi decisionali anche cruciali; smantellando l’ultimo baluardo, prima di un inquietante sopravvento delle macchine sull’uomo.
COME L’ALLIEVO SUPERA IL MAESTRO, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE RIUSCIRÀ AD IMPORSI SUL VOLERE, E SUGLI INTERESSI, DEI SUOI STESSI CREATORI?
L’avvento delle reti neurali consentirà ai robot di essere tanto intelligenti da spingerli verso un vero e proprio ammutinamento dagli effetti indesiderati?
In caso ci riuscissero, sarebbero più abili di noi a proteggere il nostro (o il loro) habitat?
O, forse, arriverebbero a comprendere che l’unica (loro) possibilità di sopravvivenza è la sottomissione dell’homo sapiens, ritenuto – non a torto – l’unica specie vivente che minaccia un pianeta sofferente? Impossibile rispondere, ma sono scenari che richiedono attenzione.
Tuttavia, l’uomo può ritenersi soddisfatto delle sue creazioni che gratificano, da un lato, ma che pongono interrogativi sul ruolo sempre più marginale delle persone, al cospetto di microchip che si stanno allenando a comandare.
Diviene allora necessario, se non imprescindibile, che la progettazione di macchine destinate, fra non molto, a prendere il nostro posto in infiniti ambiti lavorativi, sociali e militari non prescinda dall’innesto nelle loro “menti” artificiali di una forma di coscienza intrisa di un’etica comportamentale e di valori, anche religiosi. In difetto, non potremmo escludere il rischio di finire sottomessi a “intelligenze” abili, scaltre, arroganti e insensibili.