IL PROGRESSO DEVE ESSERE PER TUTTI
TUTTI DEVONO AVERE IL DIRITTO, E IL DOVERE, DI PROGETTARLO
L’impegno collettivo dovrà quindi aiutare in primo luogo a “salvare il Pianeta” ma anche a porre le basi di un progresso corale e solidale che dovrà essere di tutti e, proprio per questo, dovrà coinvolgere, tutti, nella sua definizione e nella sua realizzazione.
D’ora in avanti, infatti, la necessità di poter beneficiare di una forte capacità intuitiva e di una creatività a supporto dei nuovi processi di sviluppo sarà pressante e questo lascia presupporre che la generazione di quella che potremmo chiamare creatività collettiva o creatività aumentata sarà un fattore realmente cruciale, se non imprescindibile.
Io credo inoltre, ma giusto per provare a rimarcare questa visione, che lo sforzo collettivo sia eticamente più giusto, oltre che straordinariamente più efficace. E oggi, più che mai, abbiamo bisogno di una creatività foriera di un’innovazione di stampo etico che garantisca uno sviluppo inclusivo, a beneficio di platee sempre più ampie.
L’era della sostenibilità, ammesso di essere pronti e, soprattutto, di essere davvero disposti ad avviarla, consapevoli dei costi, anche in termini di rinunce individuali, impone scelte impegnative e cambiamenti anche sofferti. Nulla è più possibile senza l’apporto di ingenti forze e sostanziali energie, anche creative. E nulla potrà più cambiare, a favore di una stagione di sostenibilità, senza la ferma volontà di affrontare con determinazione e coraggio una sfida quotidiana contro stili di vita senz’altro anacronistici.
Un “nemico” alla sostenibilità che, ognuno di noi, deve imparare a ritrovare nei suoi stili di vita oramai incorretti. Non è infatti ipotizzabile l’avvio di un percorso virtuoso che non preveda una reale compartecipazione di ognuno di noi.
Ma l’aspetto più importante, assumendo per buona la necessità e l’opportunità di operare in maniera realmente condivisa, è quello di identificare una modalità di intervento che, per quanto collegiale, deve necessariamente prevedere la presenza di un organo ufficiale (per così dire) – riconosciuto o perfino individuato dalla collettività – che si assuma la responsabilità di coordinare centralmente i lavori. Una sorta di entità giuridica sostenuta anche finanziariamente da una pletora di individui e organismi anche di istituzionali, come Stati, Governi, Enti, società e Imprese a cui affidare il compito di elaborare le priorità di intervento di carattere generale e le modalità attuative dei progetti di bonifica. È un po’ come dire che senza una “cabina di regia” che disponga di una visione ampia e globale dei problemi, e delle possibili soluzioni atte a risolverli, oltre alla compartecipazione di chi prenderà parte alle scelte e all’attuazione dei progetti, ogni azione, isolata e indipendente, potrebbe non essere efficace.
Le regole di governance che dovranno aiutare questa immensa macchina organizzativa a muovere i primi e importanti passi, sono tutt’altro che facili da individuare e penso che, così come per i lavori da svolgere, dovranno essere delegati alla collettività.
Solo a titolo di ragionamento, vorrei prendere spunto da quanto fu delineato in occasione del disegno di quella che ho voluto chiamare Democrazia Progettuale (marchio che fu anche registrato ma solo per evitare eventuali usi impropri) per rimarcare un principio di fondo probabilmente utile anche nei futuri percorsi di crescita. Lo stesso che dovrà aiutare l’avvio dei primi lavori progettuali le cui priorità d’intervento sono ancora da definire. Mari, Territori, Atmosfera? Buco nell’ozono, plastica nei mari, inquinamento dei fiumi, disboscamento, inquinamento?
Sono tutti ambiti su cui è doveroso intervenire, ma non è facile determinare il carattere d’urgenza delle singole tematiche, per lo meno senza un contributo significativo che dovrà provenire innanzitutto dalla comunità scientifica e accademica. Tuttavia, il Mondo è di tutti e gli sforzi, tanto creativi quanto, economici dovranno coinvolgere ognuno di noi.
Non vedo infatti alternative ad una compartecipazione corale e alla definizione, altrettanto corale, delle regole di ingaggio che tengano conto di cosa pensano le persone e, più ancora, di cosa suggeriranno di fare. Mi riferisco ai progetti più imponenti perché in ambiti locali la scelta delle priorità potrebbe ricadere sulle istituzioni, lasciando una sostanziale autonomia nell’avvio di progetti di bonifica, laddove vengano ritenuti prioritari.
La sensazione è che le iniziative già avviate, anche quelle più meritorie e lodevoli, in assenza di una modalità attuativa condivisa, oltre che supportata da riscontri ufficiali, scientifici e ambientali, che sono appunto fondanti per capire dove e come intervenire, rischiano di perdere efficacia.
L’unione fa la forza e in ambito di sostenibilità questo concetto assume un significato ancora più rilevante.
Democrazia progettuale è una carta dei valori che potrebbe fornire spunti di ragionamento per la definizione di nuovi percorsi di crescita. Sintetizzata qualche anno fa con l’obiettivo di tracciare modalità anche attuative volte a valorizzare il gioco di squadra e un forte coinvolgimento delle persone. La “base”, come viene spesso definita. E’ una risposta alle esigenze di favorire un progresso personale e, allo stesso tempo, il progresso a beneficio della collettività.
Immaginando la società moderna (o postmoderna) alla stregua di un “organismo vivente”, ogni individuo dovrebbe essere ritenuto – innanzitutto da sé stesso – come una “cellula” vitale, funzionale alla crescita e alla sopravvivenza dell’organismo stesso. Sono considerazioni sommarie basate sulla convinzione che, d’ora in avanti, in un’era densa di importanti sfide da cui potrebbe anche dipendere il futuro dell’umanità intera, o del suo benessere nel lungo periodo, sarà fondante riuscire a stimolare un impegno capace di generare un’energia creativa di ampia portata e, più ancora, un senso di appartenenza realmente imprescindibile. È infatti possibile ipotizzare che grazie a quella che potremmo definire intelligenza collettiva molti problemi attuali potrebbero essere affrontati con un vigore inedito.
Un impegno forte da parte di tutti, quindi, in un momento in cui la capacità corale di comprendere e gestire i cambiamenti, non per ultimo quelli climatici, diviene un fattore di benessere e di sopravvivenza. Tutti quanti, dunque, dovremmo (poter) essere parte attiva nei processi di sviluppo economico-sociale, anche grazie a un’interazione attiva e proattiva sia le persone e sia fra le persone e le Istituzioni. Un’interazione funzionale e rafforzativa delle scelte e delle politiche di vita pubblica, così come quelle interne alle imprese.
Non una “condivisione del comando” ma l’opportunità che potrebbe derivare dall’avvio di un dialogo serio e costruttivo tra chi è autorizzato a prendere le decisioni e coloro a cui sono rivolte. Democrazia Progettuale, che, non ha alcun richiamo, diretto o indiretto, con la politica, nasce dal tentativo di definire un sistema di crescita basato, appunto, sull’impegno collettivo, volto a sprigionare creatività dall’unione di idee, menti e competenze, per la nascita di una moltitudine di progetti per le persone, grazie al contributo delle persone.
L’ENERGIA DEL FUTURO È QUELLA DELLE PERSONE CHE PENSANO, CREANO E LAVORANO INSIEME
Democrazia Progettuale crede nella forza del gruppo – possibilmente numeroso ed eterogeneo in quanto propulsore d’idee e creatività – che garantisce un contesto realmente democratico e meritocratico in cui tutti possano esprimersi ed evidenziare capacità, necessità e aspettative, sia in fase di determinazione degli obiettivi che in quelle di realizzazione.
La Democrazia Progettuale si pone due importanti obiettivi:
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Creare condizioni, sociali ed economiche, che favoriscano una crescita responsabile e condivisa, finalizzata a ridurre le disuguaglianze e a produrre un miglioramento della qualità della vita rispetto ai nostri fabbisogni primari. Uno scenario fortemente collaborativo in cui tutti possano essere stimolati a lavorare al raggiungimento di obiettivi comuni, mettendo a frutto capacità individuali, idee ed esigenze, grazie alla presenza di innovazioni, anche informatiche, in grado di favorire la nascita di progetti, il lavoro di gruppo, lo sviluppo di sinergie e l’interscambio di risorse.
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Perseguire un “Business Armonico“, un modello di sviluppo economico non necessariamente orientato alla massificazione dei profitti (che sono oggi quasi sempre a favore di pochi soggetti) capace di produrre giusti riconoscimenti a una platea possibilmente più vasta di persone, professionisti, imprenditori.
La Democrazia Progettuale è caratterizzata da principi guida così sintetizzati:
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Il vero progresso deve portare benefici alla collettività e garantire una crescita diffusa, ma anche duratura e sostenibile.
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Qualunque processo di crescita deve saper tutelare i principi etici, i valori, le tradizioni e l’ambiente.
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Tutte le risorse (personali, professionali, materiali) possono incrementare il proprio valore se correttamente collocate, ricollocate o aggregate sinergicamente.
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I bisogni non vanno creati per fare business.